Il 15 maggio 2025, Agnès Pannier-Runacher, ministra della Transizione Ecologica, della Biodiversità, delle Foreste, del Mare e della Pesca, ha annunciato che la Commissione Europea ha approvato il progetto di quadro normativo che disciplina l’etichettatura volontaria dell’impatto ambientale degli indumenti. Questa approvazione rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro l’ultra fast fashion e nel sostegno alle produzioni francesi ed europee. Il costo ambientale di un capo riflette l’insieme degli impatti generati durante tutto il suo ciclo di vita: dalla produzione delle materie prime fino al fine vita, passando per la tintura, la confezione e la distribuzione. Questa valutazione include criteri come l’impronta di carbonio, il consumo di acqua, l’uso di prodotti fitosanitari, le risorse fossili impiegate e le emissioni di microfibre.
L’etichettatura ambientale di un prodotto o servizio consiste nel fornire ai consumatori informazioni quantificate sui principali impatti ambientali, calcolati sull’intero ciclo di vita. Questo strumento ha tre obiettivi principali:
- informare il consumatore per aiutarlo a fare scelte più consapevoli e sostenibili;
- incoraggiare i marchi ad adottare pratiche di ecodesign;
- ridurre l’impatto ambientale complessivo dei settori interessati.
L’etichettatura vuole anche essere una risposta concreta al greenwashing: deve permettere un confronto chiaro e trasparente tra i prodotti, valorizzando al contempo le pratiche responsabili adottate dalle aziende.
Dopo una consultazione pubblica svoltasi alla fine del 2024 per raccogliere opinioni sul progetto normativo applicabile all’abbigliamento, il 15 maggio 2025 la Commissione Europea ha ufficialmente validato la metodologia proposta dalla Francia, basata sul metodo PEF (Product Environmental Footprint), con adeguamenti specifici per il settore tessile. La metodologia sarà ora esaminata dal Consiglio di Stato. Tutto è quindi pronto per l’avvio, su base volontaria, dell’etichettatura del costo ambientale da parte dei marchi nella seconda metà del 2025.
In Deda Stealth seguiamo da vicino questi sviluppi normativi e ci impegniamo attivamente ad accompagnare i marchi nella transizione verso una moda più sostenibile. La nostra adesione alla Federazione della Moda Circolare testimonia la nostra volontà di promuovere pratiche ecosostenibili e integrare soluzioni innovative all’interno dell’ecosistema della moda.
La Federazione della Moda Circolare opera per prolungare la vita di vestiti e calzature attraverso modelli di business basati sull’ecodesign, la riparazione, il noleggio, il riutilizzo, l’upcycling e il riciclo. In qualità di membro attivo, Deda Stealth contribuisce a questa dinamica offrendo soluzioni tecnologiche adatte alle esigenze dei marchi attenti al proprio impatto ambientale.
L’adozione dell’etichettatura del costo ambientale rappresenta una vera opportunità per i marchi di distinguersi in un mercato in profonda trasformazione. In un contesto in cui trasparenza e responsabilità diventano criteri essenziali per i consumatori, le aziende che sapranno comunicare in modo chiaro e affidabile l’impatto ambientale dei loro prodotti guadagneranno in fiducia e fedeltà.
La tecnologia gioca un ruolo fondamentale in questo percorso: grazie a strumenti digitali avanzati, è oggi possibile raccogliere, analizzare e valorizzare i dati ambientali in modo preciso ed efficiente.
Deda Stealth accompagna i marchi lungo tutto questo percorso, offrendo soluzioni innovative per misurare l’impronta ecologica dei capi, ottimizzare i processi di ecodesign e facilitare una comunicazione trasparente verso i consumatori. In questo modo, Deda Stealth aiuta i marchi a trasformare i vincoli normativi in leve di competitività e innovazione sostenibile.