Il Regolamento Ecodesign for Sustainable Products (ESPR) sta entrando nella sua fase finale di definizione a Bruxelles, con l’adozione prevista entro la fine del 2026. Il settore dell’abbigliamento sarà il primo a essere coinvolto da questo pacchetto di misure mirate a regolamentare la sostenibilità dei prodotti.
Per accompagnare la filiera, nel luglio 2025 è stato pubblicato un Documento di riferimento ESPR, una guida di circa 30 pagine destinata ad aiutare le imprese ad anticipare la futura normativa e a prepararsi ai nuovi obblighi.
Tra le misure principali figura l’obbligo, a partire dal 2025, di pubblicare il numero di invenduti distrutti, seguito da un divieto progressivo (per le grandi aziende da luglio 2026, per le medie dal 2030). Il documento affronta inoltre i futuri requisiti di informazione e prestazione, riguardanti durabilità, riparabilità, quota di contenuto riciclato, presenza di sostanze pericolose e impronta ambientale.
Sul piano nazionale, la Francia sta avanzando rapidamente: grazie alla Legge Clima (sospesa fino al 14 maggio 2025) e alle iniziative dell’eco-organismo Refashion, ha introdotto una nota ambientale standardizzata per i capi di abbigliamento, che dovrebbe diventare operativa nel 2026. La leadership normativa francese (legge AGEC, divieto di distruzione degli invenduti, ecc.) rappresenta un punto di forza per influenzare i negoziati europei.
Al cuore della riforma si colloca il Digital Product Passport (DPP), destinato a diventare lo strumento principale della strategia europea. Pensato come una carta d’identità digitale di ogni capo di abbigliamento, conterrà informazioni su composizione, origine, riparabilità, riciclabilità e impronta ambientale.
Per i consumatori significherà maggiore trasparenza; per le imprese, l’obbligo di garantire tracciabilità totale lungo tutta la catena del valore.
Oltre a fornire informazioni, il DPP integrerà anche requisiti prestazionali, come percentuali minime di contenuto riciclato, criteri di durabilità fisica (resistenza ai lavaggi, al pilling, ecc.) e limitazioni su alcune sostanze pericolose.
Il JRC (Joint Research Centre della Commissione Europea) ha precisato che solo i materiali riciclati “fibra a fibra” potranno essere conteggiati nei futuri requisiti normativi, e che la verifica si baserà su una catena di controllo certificata. Per il settore moda la sfida è notevole: il DPP richiede investimenti in nuovi sistemi di raccolta e condivisione dei dati, certificazione e trasparenza, con il potenziale di trasformare in profondità i modelli di business, mettendo la sostenibilità al centro della competitività.
L’ESPR impone alle imprese di fornire informazioni chiare e verificabili sui propri prodotti. Tali obblighi, descritti nel Documento di riferimento ESPR, mirano a garantire trasparenza e a consentire a consumatori e autorità di monitorare la sostenibilità dei prodotti. Le informazioni obbligatorie comprendono:
▪️Composizione del prodotto: fibre, materiali, sostanze utilizzate, presenza di sostanze pericolose;
▪️Durabilità e riparabilità: resistenza all’uso, possibilità di riparazione, durata di vita stimata;
▪️Riciclabilità e contenuto riciclato: percentuale di fibre riciclate “fibra a fibra”;
▪️Impronta ambientale: impatti sull’intero ciclo di vita del prodotto;
▪️Digital Product Passport (DPP): centralizzazione e accessibilità di tutti i dati sopra indicati.
Queste informazioni devono essere disponibili lungo l’intera catena del valore, dalla produzione al consumatore finale, per dimostrare la conformità e rafforzare la fiducia nei prodotti sostenibili.
Le imprese della moda devono affrontare diverse sfide cruciali per conformarsi all’ESPR e prepararsi al futuro:
🟢 Definire i requisiti di ecodesign come obblighi di informazione e/o di prestazione, per comprendere cosa sarà richiesto ai propri prodotti;
🟢 Stabilire un quadro per i requisiti prestazionali, che consenta di valutare in modo coerente durabilità, riparabilità, contenuto riciclato e altri criteri ambientali;
🟢 Sostenere il proprio posizionamento e la comunicazione, per essere visibili e influenti nelle discussioni europee e contribuire alla definizione finale delle regole.
Per affrontare queste sfide, i brand possono fare affidamento su soluzioni tecnologiche innovative, come quelle proposte da Deda Stealth. Tali soluzioni consentono di:
🔴 Raccogliere e centralizzare tutti i dati rilevanti sui prodotti, dalla composizione alle prestazioni ambientali;
🔴 Monitorare e analizzare la durabilità e la tracciabilità dei prodotti lungo l’intera catena del valore;
🔴 Generare report e indicatori di prestazione utili per la strategia di sostenibilità e la comunicazione con consumatori e partner.
Integrando queste tecnologie, i brand possono non solo anticipare e rispettare i requisiti normativi, ma anche ottimizzare la propria strategia di sostenibilità, rafforzare la competitività e posizionarsi come attori responsabili e innovativi dell’industria tessile europea.