Lo scorso giugno, al PI Apparel di New York, un messaggio è emerso con forza in ogni panel, stand e conversazione: l’industria della moda non cerca solo innovazione, ma cerca orientamento. Come ha efficacemente affermato uno dei panelist, la cosa migliore che i fornitori di servizi possano fare oggi è “agire come il GPS”. In un panorama complesso e in continua evoluzione come quello della moda, questo concetto colpisce nel segno. I brand non mancano di strumenti. Ciò che manca è un percorso chiaro, che colleghi creatività e sostenibilità economica, che integri i sistemi tra loro, e che porti ad investimenti con risultati misurabili.
L’evento di quest’anno ha rappresentato perfettamente questa tensione. I partecipanti erano sinceramente curiosi di capire come l’intelligenza artificiale venga applicata lungo tutta la filiera della moda, dalla progettazione e produzione ai sistemi interni, all’ecommerce, al marketing e oltre. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a conversazioni significative presso il nostro nuovo stand co-branded con Deda Stealth, Competitoor, Zedonk e B/SAMPLY. Ciò che è emerso con più forza, al di là delle tecnologie presentate, sono le difficoltà reali e ricorrenti che i brand affrontano ogni giorno.
Uno dei temi più ricorrenti nelle conversazioni è stato il crescente disallineamento tra design e produzione. I team creativi sono guidati da visione, unicità e differenziazione estetica. Tuttavia, le esigenze di una produzione scalabile ed economicamente sostenibile spesso non sono compatibili con tali ambizioni. Il risultato è che i brand si trovano bloccati: o sacrificano la creatività per adattarsi ai vincoli dei fornitori, oppure perdono tempo e denaro tentando di scalare prodotti non realizzabili.
Ciò che manca è un flusso di lavoro integrato, che colleghi la fase di design con feedback produttivi in tempo reale. L’IA e la campionatura digitale possono aiutare in questo senso, ma l’adozione è efficace solo se questi strumenti vengono integrati fin dalle prime fasi del processo creativo. Altrimenti, il disallineamento porta a un eccesso di inventario, tempi di consegna più lunghi e collezioni che non arrivano mai sul mercato nella forma originaria.
Un altro punto critico riguarda la tendenza dei brand a saltare direttamente alle soluzioni senza comprendere appieno le proprie sfide interne. Con così tante piattaforme che promettono dashboard, ottimizzazione o automazione, è facile lasciarsi tentare e investire in fretta. Ma la tecnologia è utile solo se viene impiegata per risolvere il problema giusto.
Al PI Apparel, abbiamo ascoltato testimonianze di brand che si sono scontrati proprio con questo ostacolo: strumenti acquistati e poi lasciati inutilizzati, oppure funzionalità implementate che non rispondono ai bisogni più urgenti.
La chiave è avere chiarezza diagnostica. Prima di scegliere uno strumento, i brand devono chiedersi: Dove si crea attrito? Dove si inceppa il processo? Quali attività manuali stanno assorbendo risorse? Senza questo livello di comprensione, anche le migliori piattaforme si rivelano inefficaci.
Lo stesso principio vale verso l’esterno. Prima che un brand possa scegliere strumenti per marketing, personalizzazione o coinvolgimento del cliente, deve comprendere a fondo a chi si sta rivolgendo. Quali sono i comportamenti, i bisogni e le preferenze del consumatore? Dove scopre i prodotti e come decide di acquistarli? L’IA e gli strumenti di analisi possono rafforzare la conoscenza del cliente, ma solo se alimentati dai giusti dati in ingresso. Un brand che non ha ben definito il proprio pubblico di riferimento faticherà a interpretare correttamente i risultati. Ecco perché alcune delle conversazioni più preziose durante l’evento hanno riguardato il customer journey mapping, la comprensione di quando e dove un brand deve essere presente nella vita del consumatore, e quali messaggi riescono davvero a colpire nel segno.
Che si tratti di allineare design e produzione, scegliere gli strumenti giusti o capire meglio il cliente, tutte queste conversazioni ruotano attorno a un obiettivo comune: rendere il business più intelligente, reattivo e, in definitiva, più facile da gestire. Al PI Apparel, questo desiderio era palpabile. Soprattutto nel mercato statunitense, tecnologia e intelligenza artificiale continuano a dominare l’agenda strategica, offrendo percorsi concreti verso efficienza e redditività. Anche se quest’anno la sostenibilità ha avuto un ruolo meno centrale, non è certo scomparsa. Innovazioni come quella della canadese Waste Up, che trasforma materiali destinati alla discarica in prodotti vendibili senza costi per i brand, dimostrano che circolarità e logica commerciale possono coesistere. Sono queste le soluzioni che indicano la direzione dell’industria: verso modi di lavorare più intelligenti e agili, capaci di rispondere tanto alle esigenze economiche quanto a quelle etiche. Il ruolo di Deda Stealth e delle sue società continua a essere proprio questo: mettere gli strumenti giusti davanti ai brand della moda e del lusso, spiegando in modo chiaro e pratico come utilizzarli per migliorare il business, proteggere i margini e semplificare il percorso dall’idea all’esecuzione.